MediaVox Magazine non è solo una Rivista nazionale che racconta la Cultura in tutte le sue mille sfaccettature. Da quasi dieci anni, è una Comunità vera e propria che raccoglie le idee, i progetti, le iniziative, ma anche semplicemente i pensieri dei nostri Lettori che vedono nelle nostre pagine virtuali una “mano” concreta pronta a scrivere con loro una quotidianità fatta di gioie e dolori, successi e tormenti, passioni e diritto di rivalsa. In questo ultimo periodo, tante sono state le e-mail ricevute che raccontano di momenti tristi e carichi di rabbia; preoccupazioni che attanagliano le famiglie, gli anziani e addirittura i più giovani. Storie “di corsia” e “in corsia” sempre più offuscate da un velo di tristezza.
La situazione soprattutto nei Pronto soccorso italiani è critica: sempre meno personale disponibile, sempre più turni duri, sempre più strutture meno organizzate, sempre più pazienti disperati…
La cronaca ci riporta, come numeri sterili senza nomi, casi su casi di aggressioni, di litigi, di tensioni. Attenzione: non parliamo di malasanità. No: parliamo di due fronti opposti (il personale medico e paramedico da un lato, i pazienti e le loro famiglie dall’altro) che da un po’ di tempo non si capiscono, non parlano la “stessa lingua”, non si incontrano, non si abbracciano con gli occhi, non si ascoltano con il cuore. Probabilmente, non è colpa di nessuno. Probabilmente, la tensione e lo stress vincono su tutto. O, semplicemente, il problema c’è e va risolto. Supportando tutti e non sopportando più determinati atteggiamenti. Ai Medici andrebbero dati tutti gli strumenti necessari, tutto ciò di cui c’è realmente bisogno. Ai malati e alle loro Famiglie, però, non andrebbe mai negata la dignità. Empatia, cura e collaborazione. L’uno verso l’altro ben predisposto.
Oggi non ci sentiamo ancora pronti a condividere le lettere dei pazienti e dei medici che ci hanno scritto. Non ne parliamo, poi, dei messaggi dei familiari degli ammalati. Non ci sentiamo pronti perché leggere parole tanto forti quanto profonde, tanto vere quanto assurde, ci spiazza, ci dispiace, ci preoccupa e ci fa sentire un po’ più soli al mondo.
Abbiamo allora pensato di far parlare un Medico che opera tra l’Italia e l’America, che gira il mondo, che si occupa di iniziative solidali importantissime. Abbiamo intervistato il Prof. Antonio Giordano, oncologo e scienziato di fama internazionale, che da sempre ha costruito la sua carriera sullo studio ma anche sull’empatia, sull’umiltà e sulla disponibilità.
Il rapporto tra pazienti e familiari è diventato sempre più complesso, soprattutto in Corsia e nei Pronto soccorso. Come legge lei il dato di crescenti episodi di violenza? La situazione negli Ospedali è preoccupante. A confermarlo i numerosi episodi di violenza contro il personale sanitario, con un aumento significativo delle aggressioni fisiche e verbali, soprattutto nei Reparti di emergenza e nei Pronto soccorso dove stress e tensione possono raggiungere livelli elevati. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, per risolvere il problema ha proposto campagne di sensibilizzazione al fine di favorire un cambiamento culturale dei cittadini, ma anche l’aumento dei presidi di polizia all’interno delle Strutture ospedaliere. Senza sicurezza per gli operatori vengono a mancare le condizioni per operare nel benessere e garantire un’assistenza di qualità ai pazienti.
Secondo lei i Medici e gli Operatori sanitari come devono gestire il rapporto con i pazienti e le loro Famiglie e come devono relazionarsi ad essi, soprattutto nei momenti più complicati, in cui ad esempio devono gestire emergenze organizzative oppure comunicare infauste diagnosi? È necessaria una formazione mirata? È prioritario che i Medici abbiano una preparazione mirata per gestire le situazioni delicate e le diagnosi difficili. A tal fine, è utile l’utilizzo della Comunicazione empatica attraverso l’ascolto attivo: prestare attenzione e mostrare interesse per ciò che il paziente sta dicendo; porsi in relazione con lui, cercando di comprendere le sue emozioni e le preoccupazioni; utilizzare un linguaggio chiaro e comprensibile, evitando termini medici complessi; rispettare la dignità e l’autonomia del paziente; coinvolgere il paziente nel processo decisionale, discutendo le opzioni e ascoltando le sue preferenze; offrire sostegno emotivo, soprattutto nei momenti difficili.
Che cosa si può fare concretamente per una Famiglia che si sente abbandonata dal Mondo sanitario? Esistono molte organizzazioni non profit e associazioni di pazienti che offrono supporto, consulenza e risorse per le famiglie in difficoltà. Queste possono fornire informazioni sui diritti dei pazienti, assistere nella ricerca di cure adeguate e offrire supporto emotivo. I servizi sociali locali possono offrire assistenza e orientamento per accedere a cure sanitarie, supporto finanziario e altre risorse necessarie. Contattare un assistente sociale può essere utile per comprendere le opzioni disponibili e per avere informazioni sulla sostenibilità delle cure in sedi idonee. Se possibile, cercare un medico di fiducia che possa fornire un parere secondario e aiutare a navigare nel sistema sanitario. Un Medico con esperienza può suggerire strutture e specialisti migliori e offrire consulenza sulle opzioni di trattamento. Molti Paesi del mondo hanno figure come i Difensori civici della sanità che possono intervenire in caso di negligenza o mancanza di assistenza adeguata. Informarsi può aiutare l’utente a far valere i propri diritti e ottenere un’assistenza migliore. Infine, partecipare a gruppi di supporto online o locali può essere utile per condividere esperienze e ricevere consigli da altre famiglie che affrontano situazioni simili. La condivisione di informazioni e strategie può fare una grande differenza.
Che cosa si può consigliare ad un Medico o a un operatore del settore sanitario costretto a gestire una criticità improvvisa? Gestire una criticità improvvisa con risorse limitate può essere una sfida importante per un medico. Bisogna effettuare una rapida valutazione per determinare la gravità della situazione e priorizzare i pazienti in base alla necessità di intervento immediato e utilizzare monitoraggi essenziali per tenere sotto controllo i segni vitali del paziente. Spiegare al paziente e alla sua famiglia la situazione in modo chiaro e comprensibile, mantenendo un tono calmo e rassicurante. Sfruttare ogni risorsa a disposizione per agire al meglio ed intervenire.
La problematica delle aggressioni nei Pronto soccorso esiste anche in America: se sì come viene affrontata? Quali sono le similitudini e le differenze con l’America? Le aggressioni ai pronto soccorso costituiscono un problema negli Stati Uniti, così come in Italia. Tuttavia, ci sono alcune differenze tra i due Paesi in termini di frequenza, tipologia e gestione delle aggressioni.Sicuramente negli USA, le misure di sicurezza sono più stringenti e si concretizzano nella presenza di personale di sicurezza e nell’uso di tecnologie di sorveglianza, ma anche in programmi di formazione specifici per il personale sanitario con il fine di gestire situazioni di violenza.
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