Originariamente pubblicato su: Panorama Sanita
Terminato il XXVI congresso nazionale del collegio reumatologi italiani. Sono stati creati il gruppo di lavoro su reumatologia e medicina di genere e il team di oncoreumatologia, unico al mondo. “Per contrastare il danno d’organo serve un cambio di prospettiva”
“E’ il tempo di un reale cambio di prospettiva che punti alle aperture professionali ed alle collaborazioni multidisciplinari, pur nel rispetto ovvio delle competenze: solo così possiamo prendere in carico i nostri pazienti di fronte alla complessa incidenza delle loro patologie sulla salute e sulla vita quotidiana”. E’ un messaggio preciso quello che Daniela Marotto (presidente del Collegio Reumatologi Italiani) lancia al termine del 26° Congresso nazionale CReI, appena concluso a Roma. “Lo specialista di reumatologia”, prosegue la presidente, “si trova quotidianamente a registrare una molteplicità di danni d’organo come risultato della malattia reumatologica, e quindi noi sentiamo il bisogno di spingere verso la creazione di una collaborazione continua e virtuosa con i colleghi di altre specialità con i quali – in strettissima alleanza continua – possiamo assicurare ai nostri pazienti le diagnosi più tempestive, le terapie più appropriate e i follow up più consapevoli, attenti e competenti”.
Proprio ai danni d’organo era dedicato il Congresso CReI , evento scientifico che ha richiamato a Roma oltre 600 tra specialisti, relatori, partecipanti alle sessioni formative multiprofessionali (dedicate a infermieri, fisioterapisti, podologi, terapisti occupazionali, psicologi, psicoterapeuti, ecografisti), pazienti con le loro associazioni e rappresentanti istituzionali. Il giorno che ha preceduto l’inaugurazione del Congresso ha poi registrato la nascita del Gruppo di Oncoreumatologia, un inedito team multidisciplinare che ha l’obiettivo di condividere tra specialisti conoscenze comuni ed approcci diagnostico terapeutici. Si tratta di un progetto assolutamente inedito, su cui si è concentrato anche il messaggio del Ministro della Salute Orazio Schillaci che ha sottolineato proprio che “il management delle patologie reumatologiche spesso richiede una visione ampia e inclusiva e il coinvolgimento di molteplici specialità e professionalità sotto il controllo del reumatologo. La creazione del gruppo di studio di Oncoreumatologia, primo e unico nel suo genere in Italia e anche a livello internazionale, è chiara espressione della volontà di una forte collaborazione tra i diversi professionisti. Tutti insieme dobbiamo lavorare in questa direzione per garantire la tutela della salute”
Tre giorni di lavori in cui – con il contributo del Direttivo CReI e dell’attivissimo gruppo Giovani del Collegio – sono stati affrontati con approccio sempre multidisciplinare i temi del dolore e della neuroinfiammazione, della fibromialgia e della sindrome di Sjogren, delle malattie lisosomiali e delle artropatie, delle insufficienze renali e delle cardiopatie, della fibrosi polmonare e delle malattie gastrointestinali. Il tutto mettendo sempre in fortissima correlazione le problematiche registrate dal reumatologo, con quelle vissute dagli altri specialisti. E non a caso CReI ha anche avviato il Gruppo multidisciplinare Medicina di genere coordinato da Daniela Marotto e Patrizia Amato (coordinatrice del Consiglio direttivo del Collegio), che seguirà tre macro-filoni di studio (rischio cardiovascolare, infertilità maschile e artrosi), con la partecipazione di cardiologi, ginecologi, reumatologi, biologi e diabetologi.
“Il messaggio chiave del Congresso 2023 è stato chiaro”, puntualizza la presidente CReI, “l’obiettivo che abbiamo è arrivare tempestivamente ad individuare il danno d’organo e trattarlo. Oggi abbiamo importanti armi terapeutiche disponibili, anche nei confronti di patologie difficili da trattare, per prevenire il caso infausto del danno d’organo da malattia reumatologica che mette in discussione la corretta funzionalità di cuore, polmone, rene, intestino, occhi ed apparato muscoloscheletrico. Ma per trattare correttamente e tempestivamente occorre quel cambio di passo rappresentato dalla visione multidisciplinare che coinvolge attorno ad un unico progetto di presa in carico personalizzata non solo i reumatologi, ma anche nefrologi, cardiologi, pneumologi, oculisti, dermatologi, fisiatri, fisioterapisti, psicologi ed oncologi”. “Con questi ultimi poi – conclude Daniela Marotto – come sottolineato dal Ministro Schillaci, il percorso è già definito e avviato: il gruppo di lavoro avviato a Roma con Antonio Giordano (direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research, Temple University, Philadelphia) è unico al mondo e da subito cercheremo di dare luce alla tante ombre esistenti su questa relazione, perché è ormai dimostrato che le malattie reumatologiche sono correlate ad un maggior rischio di sviluppo di neoplasie”.
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