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Il caso peculiare degli orsi che non corrono rischi di trombosi ~ Dr. Antonio Giordano (SHRO)

Updated: Jun 28, 2023

Il peculiare caso degli orsi che, sebbene immobili durante l'ibernazione, sono molto raramente esposti a eventi tromboembolici è oggetto di uno studio intrigante pubblicato di recente sulla rivista Science.

Il peculiare caso degli orsi che, sebbene immobili durante l'ibernazione, sono molto raramente esposti a eventi tromboembolici è oggetto di uno studio intrigante pubblicato di recente sulla rivista Science.


13 orsi (Ursus Arctos) sono stati studiati da un team di scienziati norvegesi e svedesi che li ha osservati dal 2019 al 2021, durante l'ibernazione e dopo il risveglio.


Secondo i test, il livello delle loro piastrine era 55 volte inferiore durante l'ibernazione rispetto allo stato di veglia. Questo era dovuto al fatto che durante l'immobilità, la quantità di una proteina chiamata proteina di shock termico, o HSP47, che è essenziale per la formazione dei coaguli, diminuiva, portando a una ridotta aggregazione delle piastrine e coagulazione. Così, gli orsi beneficiano di un meccanismo che riduce i livelli di HSP47 ed evita la formazione di coaguli.


Di conseguenza, questa proteina potrebbe segnare una svolta nella prevenzione degli eventi tromboembolici sia negli esseri umani che negli animali.


Numerose situazioni che cambiano la vita come ricoveri ospedalieri, malattie invalidanti, gravidanze ad alto rischio e lavori d'ufficio possono costringere le persone all'immobilità. La generazione di potenti farmaci e trattamenti tempestivi potrebbe trarre grande beneficio da una strategia terapeutica "nuova" ispirata alla biologia animale.


La necessità di prevenire problemi tromboembolici, ad esempio durante voli lunghi, è una delle applicazioni pratiche di uno studio così innovativo. La scoperta del ruolo dell'HSP47, che si trova generalmente nei tessuti connettivi come ossa e cartilagini, è presente anche nelle piastrine e si lega al collagene, potrebbe costituire un grande passo avanti.


Questo meccanismo modula il "grilletto" dei coaguli, anche se potrebbe essere utile anche per il recupero dei tessuti dopo un trauma. Una nuova classe di farmaci potrebbe essere sviluppata con l'obiettivo di prevenire l'interazione tra l'HSP47 e le cellule che avviano i coaguli.


L'identificazione di nuovi trattamenti per evitare eventi trombotici, che mettono a rischio milioni di vite, potrebbe essere resa possibile comprendendo il processo molecolare che impedisce la coagulazione del sangue negli orsi.


Di conseguenza, pazienti paralizzati a causa di lesioni del midollo spinale hanno partecipato a uno studio di monitoraggio basato sullo studio sugli orsi. L'obiettivo dell'analisi era misurare i livelli di proteina HSP47 dopo diversi mesi o anni di inattività. Tutti i campioni umani ottenuti da questi volontari avevano bassi livelli di proteina HSP47 nel lungo termine, in linea con quanto osservato negli orsi.


Successivamente, i ricercatori hanno testato 12 persone "sane" e hanno scoperto che c'era un elevato rischio trombotico nel breve termine, che "diminuiva" con l'immobilità prolungata. La comparsa e l'incidenza dei coaguli possono essere controllate comprendendo le cause di questi eventi. Questi risultati e ulteriori ricerche potrebbero contribuire a "controllare la concentrazione" di proteina HSP47 in coloro che presentano un alto rischio di trombosi, riducendo così i problemi tromboembolici nella popolazione generale.

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